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ARM n. 161

Prezzo: €12.00




SPECIALE RADIO-RAVALICO


Pag. 6        STORY
DOMENICO EUGENIO RAVALICO E LA RADIO RAVALICO
di Marco Manfredini

 

Pag. 18     RADIO A TRANSISTOR ITALIANE: TEDAS
di Lello Salvatore

 

Pag. 22    ARYSTOPHONE RADIO MOD. 44
di Enrico Parente

 

Pag. 24    SAFAR MOD. 533 - Un prezioso contributo


Pag. 26    PERSONAGGI
IN MEMORIA DI GIANNI BRAZIOLI
di Aldo Andreani

 

Pag. 30 TOP RADIO
RAVALICO MOD. SUPER 58H
“Il Principe degli Apparecchi Radio”
di Marco Manfredini

 

Pag. 36 RADIO MINERVA E IL MOD. 473-1 “ASSO”
di Marco Puccini

 

Pag. 44    PYE MODELLO Q.AC2 - Popolare con pedigree
di Nicky Galletta

 

Pag. 48    BAMBINO PRINCESS
Un gradito premio… di poche pretese!
di Marco Puccini

 

Pag. 50    SURPLUS MILITARE
RICETRASMETTITORE FELDFUNKSPRECHER B
di Giuseppe Leto

 

Pag. 54    CGE MOD. CELESTION
Trionda, Consoltrionda, Fonotrionda
di Antonio Maida

 

Pag. 60     RADIOCURIOSITÀ
RADIO NOVELTY - NAPOLEONE

 

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EDITORIALE ARM 161

Per amore del lavoro

È tempo di “editoriale”. Come spesso capita prendo spunto dalla quotidianità rapportandola a tempi ormai lontani nella memoria di tutti noi. È solo di un paio di giorni fa la commemorazione, ormai divenuta storica, del 1o maggio “Festa dei lavoratori”. Sventolii di bandiere, proclamazione di slogan, canzoni, comizi oceanici… sono le immagini che ancora colpiscono i nostri sensi.

Si! Bello… bello, ma esiste ancora un senso a tutto questo? Sono passati i decenni si sono alternati i leader delle varie correnti… ma sembra che tutto sia rimasto fossilizzato, mentre tutto sta cambiando in modo repentino e profondo. Assistiamo ancora alle rievocazioni di un passato dal quale non è stato colto l’insegnamento. Voglio ricordare un esposto di circa 2500 anni fa, se veramente volessimo guardare al passato e trarne l’insegnamento; Confucio pare abbia detto: “Fa il lavoro che ami e non lavorerai mai nella tua vita”.

Questa affermazione esclude decisamente ogni velleitarismo professionale tanto in auge ai giorni nostri. Altro che “diritto al lavoro”.

Durante questo periodo di occupazione variamente “sospesa” con le prospettive che abbiamo davanti, il lavoro è un lusso, un diritto che per molti è già venuto a mancare e che mancherà a meno che non si attui una radicale inversione ideologica nei confronti del lavoro e di conseguenza al sistema di vita. A mio avviso l’interrogativo che abbiamo tralasciato di porre seriamente alle “future genti” (forse per comodità dei tempi che viviamo) è: “Cosa vuoi fare da grande?”. Una domanda, alla quale chi si propone oggi al mondo del lavoro e che si apre alla vita non è stato preparato a rispondere. Per rispondere in maniera adeguata a questo responso dobbiamo realizzare in primis una precisa conoscenza di sé attraverso lo studio e l’attitudine alla responsabilità. Il solo modo per coltivare le inclinazioni, realizzare i propri talenti, e amare profondamente il proprio lavoro conseguenza di una scelta precisa. Il lavoro non può essere considerato un parcheggio a ore da cui fuggire non appena suona la campanella.

Tutte cose che noi della vecchia guardia conosciamo ma l’evoluzione dei tempi ha coinvolto anche noi. Abbiamo saputo sognare e avviare professioni e attività fantastiche, dedicarci con passione al lavoro, (fra l’altro costituire collezioni uniche…). Abbiamo amato appassionatamente tutto ciò che abbiamo fatto ma, travolti dalla propaganda non siamo riusciti a trasmettere questi valori ai giovani.

Come si spiega altrimenti che tutto ciò si stia inabissando come un fiume carsico?

Voglio chiudere in metafora con la speranza che come questo fiume tutto riemerga limpido e impetuoso, foriero di una nuova epoca.

 

Mosè Battocchio

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